12 ) L’inattesa variabilità della velocità della luce.

La variabilità della velocità della luce

Come abbiamo già visto all’inizio, secondo le regole di comportamento del reticolo dello spazio-tempo discreto di Schild ciò che si muove nel reticolo sono le variazioni di struttura del reticolo, che si propagano in conformità alle geometrie che sono in esso preesistenti. 

Se la geometria è piatta il reticolo è perfettamente cubico e qualunque perturbazione vi si propaga in linea retta. Se la geometria dello spazio-tempo è sferica, come avviene in presenza di masse macroscopiche o elementari (particelle), il reticolo forma un iperbolico 3-spazio consistente dei punti che stanno su una sfera, la cui struttura reticolare è costruita dalle deformazioni sferiche del reticolo, (precedentemente cubico in assenza di masse), e la perturbazione si propaga su di esse, seguendone la forma e la geometria.

Secondo Schild il vettore tempo nel reticolo sferico è descritto dalle componenti  

t, x, y, z  

di un vettore temporale integrale primitivo, che soddisfa l’equazione di Minkowski per numeri interi, che è perciò definita: diofantea

 t ² – x ²  – y ²  – z ²  = 1

Per Schild le velocità collocate nel suo spazio-tempo discreto erano le velocità dei corpi che in esso si muovevano, tuttavia egli stesso riconosceva che le velocità erano poco credibili per i corpi essendo tutte molto vicine alla velocità della luce.

Invece per la TOC le uniche velocità, concepibili nel reticolo di Schild, sono le velocità di propagazione delle perturbazioni di struttura del reticolo, che si muovono nello spazio-tempo discreto (la luce e qualsiasi radiazione), ed esse sono date da: 

Image56                                       

Riducendo poi la prima equazione diofantea,

 ( t ² –  1 ) =  x ² – y ² – z ²

da cui risulta alla fine:Image57

Per la velocità della luce C1.

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  • nell’effetto Compton,
  • nella diffrazione da un bordo,
  • nella deviazione della luce dalla massa del Sole,
  • nella creazione dell’orbita di risonanza della sorgente d’onde-elettrone

E’ evidente quindi che per il treno d’onde-fotone, che formerà l’evolvente del protone,  La velocità della luce sull’orbita di risonanza, sarà minore di c di un valore dipendente da tp mentre nel caso del fotone che formerà l’evolvente dell’elettrone il valore te sarà minore di tp, perciò la sua velocità sarà più grande.

Di conseguenza anche la velocità del fotone circolante sull’orbita di risonanza dell’elettrone nell’atomo sarà sottoposta a questa limitazione, e pur essendo più grande di quella per l’evolvente dell’elettrone, sarà certamente minore della velocità della luce in propagazione lineare c.

Quindi arriviamo ora ad una legge generale che vale, si, al livello delle dimensioni delle celle dello spazio-tempo di Schild, ma che ha anche effetti macroscopici notevoli, finora insospettati.

 Stabiliamo allora che la luce e la radiazione, quali perturbazioni di struttura del reticolo di Schild, possono avere velocità “c1”, inferiori o al limite uguali a “c”, in funzione del “periodo quantizzato” dell’orbita che percorrono.

E qui finalmente si risolvono tutti i condizionali del capitolo precedente. 

Anche Einstein ci viene in aiuto per sostenere questa variabilità della velocità della luce, infatti ho appena trovato una sua dichiarazione sulla variazione della velocità della luce in funzione della curvatura della propagazione.

…….”In secondo luogo il nostro risultato mostra, in accordo con la teoria della relatività generale, che la legge della costanza della velocità della luce nel vuoto che costituisce   una delle due fondamentali assunzioni nella teoria della relatività speciale ed alla quale noi ci siamo già frequentemente riferiti, non può rivendicare nessuna validità illimitata. Una curvatura dei raggi di luce puo’ solo avere luogo quando la velocità della propagazione della luce varia con la posizione”

 ….”in the second place our result shows that, according to the general theory of relativity,  the law of the constancy of the velocity of light in vacuo, wich costitutes one of the two fundamental assumtions of in the special theory of relativity and to wich we have already frequently referred, cannot claim any unlimited validity. A curvature of rays of light only take place wen the velocity of propagation of light varies with position”. 

Albert Einstein.   ( Relativity Part II. The General Theory of Relativity. Cap 22 ).

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